Art Pollution Fest 2011

giovedì 24 febbraio 2011


Pensiamo sempre di averle viste tutte.
Puntualmente veniamo smentiti.
Come domenica scorsa ad esempio: credevo di aver visto ogni sorta di water, dalle turche alle tazze ai vespasiani alle cascate a muro alle grondaie collettive... e invece, in una palestra dell'intricato padovano, esistono gabinetti a metà tra una turca, una tazza e una goccia.
Si tratta, più nello specifico, di una tazza ribassata, molto ribassata, alta circa trenta centimetri, che ha la tipica forma di una goccia d'acqua, la parte tondeggiante rivolta al muro e quella appuntita verso l'utente.
Oppure come una notte, quando un giovane camminava per la strada a mezzanotte e pioveva. Mangiando un kinder bueno subito dopo un duplo subiva un grandissimo spavento. Si era accorto che la figura comparsa da sopra la visiera del cappuccio era quella di una signora, e dopo essersi calmato ha potuto identificarla in una gentile donnina che, proprio nella notte fonda e bagnata, se ne usciva in strada a guardare in entrambe le direzioni.
Sembra proprio che chiunque possa dire di averle viste tutte, prima che arrivi quella cosa, quella cazzata, che con un sorriso o con il batticuore, ci rimette in gioco.
Rimettersi in gioco... è facendolo che ci si lascia stupire dal mondo, che si vede la grandezza anche nei piccoli oggetti, nelle "piccole persone".
Mettersi in gioco vuol dire credere di aver qualcosa da dire e fregarsene se si pensa che sia una cazzata. Molto probabilmente non lo è.

Non c'è che dire: vedere realizzato qualcosa che è stato pensato, progettato e costruito con le proprie teste e con le proprie mani regala sensazioni indescrivibili.
Se hai voglia di collaborare noi ti stiamo aspettando!
Da qui a luglio avremo modo di confrontare idee, discutere scelte, suddividere le mansioni e prepararci alla realizzazione del festival.

Non sono previsti compensi, ma il tutto avviene nella piena libertà del tempo che ci si sente di garantire.

Se può interessarti collaborare o anche solamente sapere di cosa si tratta, scrivici qui: ramitraicapelli@gmail.com, oppure seguici sulla fanpage di facebook per aggiornamenti frequenti su organizzazione staff e incontri (nome Art Pollution Fest 2011).

Altri contatti:
www.ramitraicapelli.it

Tra angeli e insetti

sabato 19 febbraio 2011



Mi perdonerete se la qualità del video non è ottima, ma non è facile trovare la versione ufficiale di Between Angels and Insects senza censura e di buona qualità.
Vorrei solo tracciare una linea, una linea molto spessa e profonda, tra la percezione di un video in modo educativo e in modo diseducativo.
Possiamo fermarci al primo ascolto, quello dove si sentono le parolacce, dove forse si abbassa perché la musica assomiglia più a un frastuono e decidiamo di chiudere, perché ci pare che questi qui siano quattro sbandati, o peggio, quattro rampolli che sfruttano un messaggio per apparire accattivanti alle menti dei giovani e approfittarsene, solo per guadagnare, andando anche contro quello che dicono.
Oppure possiamo separare le due cose e riconoscere un messaggio, ripulirlo dalla sua cornice sbrilluccicosa di etichette discografiche, di vestiario strappato ma firmato, di voci forse superficiali, e prendere il messaggio come viene, guardare alla musica e al testo come musica e come testo, non come pretesti.
Prendiamo questa canzone, Between Angels and Insects, dei Papa Roach. L'obiettivo non è quello di stare a guardare chi sono loro, quanti soldi prendono, se quello che dicono con la loro musica corrisponde a quello che è il loro modo di vita.
Il testo e la musica oltre il resto, quelli devono interessare.
Mi interessa perché ci vedo un termine di paragone con quelli che sono la musica e il testo della vita di ognuno di noi.
Penso allora ad un ragazzo o a una ragazza di quindici o di sedici anni, che molte volte parlano e pensano attraverso la musica, ragazzi che, come questa canzone, rischiano di non essere letti, di non essere ascoltati, e anzi, peggio, di essere etichettati come opposti, come contrari, rischiano di essere chiusi come una X sotto la freccia di un mouse.
Ma le persone, di qualunque età, rischiano di essere chiuse, ancora prima che di esse sia stato ascoltato il testo, ne sia stata osservata la voglia.
La mia è una critica aperta alla generalizzazione, in ogni ambito, non solo quello musicale, in particolare tra le persone. E la mia volontà è anche quella di spingere a "sopportare" i minuti di una canzone che piace a qualcun altro, intendendo con questa metafora di sopportare per qualche minuto chi pare sia incompatibile con noi stessi, perché può essere solo quel minuto in più, di ricercata disponibilità, a far sì che qualcosa cambi nella marea di cose che non ci piacciono soltanto perché sono cose sconosciute.

E come per tutte le altre cose, per leggere e capire un testo, occorre leggerlo fino in fondo.


Between Angels And Insects

Papa Roach

There's no money, there's no possessions
Only obsessions, I don't need that shit
Take my money, take my obsession
I just want to be heard, loud and clear are my words
Comin' from within man, tell 'em what you heard
It's about a revolution in your heart and in your mind
You can't find the conclusion, life-style and obsession
Diamond rings get you nothing but a life long lesson
And your pocket-book stressin'
You're a slave to the system, working jobs that you hate
For that shit you don't need
It's too bad the world is based on greed
Step back and stop thinking about yourself
Start thinking about
There's no money, there's no obsession
Only obsession, I don't need that shit
Take my money, take my obsession
Take my obsession, I don't need that shit
Cause everything is nothing and emptiness is in everything
This reality is really just a fucked up dream
With the flesh and the blood that you call your soul
Flip it inside out, it's a big black hole
Take your money, burn it up like an asteroid
Possessions they are never gonna fill the void
Take it away and learn the best lesson
The heart, the soul, the life, the passion
Present yourself press your clothes
Comb your hair and clock-in
You just can't win
Just can't win
The things you own, own you


Tra Angeli E Insetti

Non c’è denaro, non ci sono ricchezze
Solo ossessioni, non ho bisogno di questa merda
Prendi il mio denaro, prendi la mia ricchezza
Voglio solo essere ascoltato, forti e chiare sono le mie parole
Vengono dall’uomo che ho dentro, dì loro ciò che hai sentito
Riguardano una rivoluzione nel tuo cuore e nella tua mente
Non puoi trovare la conclusione, stile di vita e ossessione
Anelli di diamante non ti danno niente se non una lunga lezione di vita
E il tuo libro tascabile è sottolineato
Sei uno schiavo del sistema, fai un lavoro che odi
Per ottenere merda di cui non hai bisogno
È troppo sporco questo mondo basato sull’avidità
Fai un passo indietro e smettila di pensare a te stesso
Comincia a pensare che
Non c’è denaro, non ci sono ricchezze
Solo ossessioni, non ho bisogno di questa merda
Prendi il mio denaro, prendi la mia ricchezza
Prendi la mia ossessione, non ho bisogno di questa merda
Perché tutto è niente e il vuoto è dappertutto
Questa realtà è solo un sfottuto sogno
Con la carne e il sangue che tu chiami la tua anima
Caccialo fuori, è un grande buco nero
Prendi il tuo denaro, brucialo come un asteroide
Le ricchezze non riempiranno mai il vuoto
Portale via e impara la lezione migliore
Il cuore, l’anima, la vita, la passione
Mostra te stesso, vestiti
Pettinati e mascherati
Non puoi proprio vincere
Non puoi proprio vincere
Le cose che ti appartengono, ti possiedono

I nostri viaggi

mercoledì 9 febbraio 2011

Una volta parlavo con un amico, parlavamo del viaggio. Lui aveva detto che tante volte si viaggia per dire di aver viaggiato. Sì c’è sempre quella voglia di scoperta, quel voler lasciare a casa tutto ciò che non va, c’è sempre la voglia di avventura, però rischia di non esserci altro. Si accumulano nozioni e immagini col desiderio di poterle raccontare e, magari, succede che non portiamo a casa nessuna sensazione. Anzi, pensiamo al fatto che il servizio era pregevole ma non il massimo, che il mare era azzurro ma in certi punti c’erano troppe alghe, che la città era bella ma c’era tanta confusione, che è stato bello arrivare in cima ma la baita non aveva la grappetta con la melina sotto spirito.
Il viaggio deve essere raccontato, perché è un’esperienza da condividere con chi lo ama, ma forse il viaggio deve anche cambiare un po’ quello che eravamo prima di intraprenderlo. Dovrebbe cioè farci scoprire come possiamo essere coscienti di chi sia la gente che incontriamo e cosa sia il luogo che visitiamo. E questo luogo non deve essere per forza concreto. In sostanza un viaggio, se decidiamo di viaggiare, può anche non essere necessariamente all’estero, o dall’altra parte del mondo, per essere un Viaggio, ma deve riguardare il cammino che facciamo noi come persone, con la nostra mente e le nostre percezioni e sensazioni, restando sempre pronti a metterci nell’ottica dell’Altro. E la scoperta è forse una vera scoperta per noi, quando magari troviamo in città, o in una via in cui non eravamo mai passati, un luogo che non conoscevamo e impariamo ad apprezzare.

Ci provo spesso a fare viaggi simili, come oggi ad esempio. Destinazione: Torre dei Lamberti, piazza Erbe, Verona.
E’ uno di  quei posti che, sapendoli vicini, quando vi sia il desiderio di conoscerli diventano sempre troppo lontani, oggetto di rimandi e posticipazioni.
Ma oggi no.
Oggi c’era quel sole che ti illude che la primavera sia giù a suonarti al campanello e andavo in giro senza giacca, senza zaino, senza pensare, camminando per la città e la guardavo, la città.
Poi ho comprato il biglietto e ho salito, rigorosamente a piedi, i trecentosessantotto scalini che mi separavano dal cielo.

Non c’è nulla da fare, vale proprio la pena. E’ come quando vai in un posto e lo trovi così bello che vorresti starci ancora un po’, mentre gli altri si alzano. E’ così, hai la frenesia della vita che ti solletica i piedi ma vorresti startene lì, con l’aria che attraversa le bifore sulla sommità. A 80 metri d’altezza anche l’aria è diversa. E’ l’aria che scivola sopra all’altra, a quella amara delle strade e che disperde i contorni man mano che si avvicina l’orizzonte; è un’aria fresca e sconosciuta.

Ora metto solo qualche foto, non vorrei rovinare il momento in cui, per la prima volta come nel mio caso, si abbracci tutta Verona.