Dal diario di un costruttore di igloo

lunedì 6 gennaio 2014

"Non sappiamo quanto ci metteremo ma dobbiamo farcela, abbiamo al massimo tre ore, tre ore e mezza di luce e la temperatura scende velocemente. Ho prevveduto a disegnare su una superficie abbastanza regolare della collina dove ci troviamo la circonferenza da seguire per piazzare i primi mattoni di neve indurita; una nevicata di alcuni giorni addietro è ormai abbastanza compatta e posso tagliare la neve con una cazzuola di fortuna che ho recuperato dalla stiva dell'aereo. David decide di occuparsi del posizionamento dei mattoni, Alexander li trasporta facendo la spola con i ramponi d'acciaio, in bilico sulla cresta scivolosa di ghiaccio cristallino. Inizio a trivellare la superficie di ghiaccio togliendo la neve in eccesso, questo mi dà modo di poter effettuare tagli abbastanza profondi da sagomare dei blocchi di dimensioni adeguate. Dobbiamo poter entrare almeno in tre.
Uno degli scatti ritrovati nell'apparecchio del cotruttore di igloo.
In mezz'ora siamo riusciti a realizzare le prime due file di mattoni ma la fine dell'igloo - questo è il modello di rifugio che abbiamo adottato - sembra ancora lontana e io inizio a sentire un indolenzimento alle ginocchia, che tengo affondate nella neve per non scivolare sotto i massi erosi dal vento che ci circondano. Abbiamo scelto oculatamente il luogo dove posizionarci: in mezzo a delle formazioni rocciose che possano proteggerci dalle raffiche più forti.
Mentre lavoriamo giungono dei superstiti, un signore sembra avanzare in avanscoperta e riconosciutici come amici decide di farsi raggiungere dalla moglie e dai figli. "Guardate un igloo!" dice. Gli rispondo nell'unico modo in cui avrei potuto rispondere in quel momento: "Se vuole darci una mano è ben accetto!", ma non sembra dell'idea, infatti ci congeda augurandoci buon lavoro e prosegue la sua marcia.
La neve in molti punti è ghiacciata molto e tagliarla diventa davvero faticoso, così cerco altre zone dove poter lavorare dei blocchi che possano essere resistenti ma abbastanza solidi. Questo tipo di operazione richiede rapida capacità decisionale e quell'abilità che si confà in particolare agli scultori, capaci di vedere in ogni singolo blocco le forme in cui si sarebbe rivelato, e così in pochi attimi occorre modellare il mattone in funzione della posizione che occuperà sulla struttura. Inoltre sento i miei guanti strappati inumidirsi sempre più; devo continuare a mantenermi occupato per non soffrire il raffreddamento progressivo delle dita, ma sembro riuscirci.
David viene sempre più circondato dal muro di blocchi e lavora pressando la neve che Alexander fa cadere in ognuna delle fessure formatesi. Lentamente cresce la tipica forma sferoide degli igloo, anche se qua è là i mattoni non sono perfetti, ma dobbiamo muoverci, la luce già debole a causa delle nubi sta svanendo in un crepuscolo color borgogna.
Altri superstiti. Due donne con quattro bambini si avvicinano, i piccoli sembrano incantati nel vedere quanto stiamo realizzando e ascoltano come rapiti le spiegazioni di quella che deve essere stata loro madre: "Guardate, ognuno ha un compito, lui fa i mattoni, lui li posiziona...".
Mi sento come si sente una formica laboriosa nelle scene di Super Quark.
Ma ben presto se ne vanno, cercando forse qualcosa da mangiare. Le ginocchia mi dolgono, David ha i vestiti bagnati e anche i miei guanti ormai non conservano nessun lembo asciutto. Alexander riposa seduto in disparte rimirando le vette circostanti. Sicuramente sta rammentando i giorni più caldi, in cui gli agricoli passano i loro polpastrelli sporchi di polvere tra le spighe di grano.
I tre costruttori dell'igloo di San Giorgio.

Abbiamo quasi terminato, mancano pochi blocchi per chiudere la sommità. Due persone si avvicinano, due uomini, sulla quarantina, sembrano curiosi, non saprei dire da dove vengano. "Beh adesso voglio proprio vedere quando lo finite", dice uno di loro. Dopo pochi minuti però se n'è andato salutandoci in silenzio, come fanno i viandanti di queste parti incrociandosi sui sentieri.
Ecco, sto tagliando il coperchio che chiuderà la volta. Questo sarà un pezzo removibile, che ci consentirà di poter gestire un fuoco che accenderemo all'interno. Mi tolgo i guanti e le mie dita stanno assumendo un colorito blustro. David è bloccato all'interno dell'igloo, aspetta che tagliamo la porta dall'esterno. Alexander invece è qui con me e ci apprestiamo a completare la struttura. Tutto avviene senza intoppi, le forze sono ben distribuite e l'apertura consente a David di uscire. Ben presto entriamo tutti e tre portiamo all'interno le nostre provviste. Sono quasi le cinque ed è già buio.
Siamo al sicuro."



Un costruttore di igloo

San Giorgio (VR)
6 gennaio 2014