Fermo a San Giorgio

venerdì 25 maggio 2018

È il sole dell'ombra lunga
ai fiori che si chiudono;
l'aria sa dell'origano
così che ogni erba
quassù,
dita di un'infinita mano,
s'accarezza, e diventa voce
nell'unica imperitura ragione
di tramandare dell'origano
il profumo.

L'interessante fenomeno della valle che cade in ombra,
acne di costruzioni geminata tra nervature pulsanti,
innargenta il lago del riverbero delle nuvole;
la valle affida alla bruma il salire d'ognuna delle sue sponde
a costellarsi d'elettrico e diffuso, immobile specchio nero.

Come si può dire il mettersi seduti
in pace
mentre una chiocciola procede?
Non v'è nessuna lentezza, nessuna
saggezza;
preferisco commuovermi,
esplodere il cuore,
e smetterla immediatamente
di descrivere la sua
sconfinata bellezza.

Dove sono

sabato 12 maggio 2018

Avevo deciso di passare le pause pranzo cercando posti isolati dove montare l'amaca e godermela, all'ombra di qualche albero, magari con un po' di venticello. Nella giornata di ieri, dopo aver comprato una vaschetta di insalata di riso e qualche banana, ho girato per una ventina di minuti prima di trovare il posto adatto. Si trattava di un boschetto di alberi piantati in due file ordinate, che da una parte dava su un campo aperto direttamente esposto alla strada, dall'altra invece racchiudeva il giardino di una casa. Non avevo intenzione di pormi il problema della proprietà, quindi ho montato la tenda piuttosto lontano dal giardino. Dopo aver mangiato il riso a cucchiate seduto sull'amaca mi sono sdraiato e il sonno è venuto da sé. Il vento era aumentato e il dondolio si faceva dolce, i bordi molli del telo mi accarezzavano il viso, presso la casa un cane bianco riposava accovacciato.
Potevo girarmi su un fianco e sentire la testa sorretta dalla naturale inclinazione del sacco in cui ero avvolto; le pulsazioni rallentavano e sono arrivato a sentire freddo, cosa che mi ha fatto rannicchiare ancora di più. Due gatti camminavano insieme, fermati solo a osservarmi nel momento in cui ho aperto gli occhi per guardarli. Mi sono alzato mentre una bambina usciva in giardino a giocare.
Oggi invece, dopo un giro di circa mezz'ora in lungo e in largo per Santa Maria di Sala a scandagliare boschetti liberi, ne ho trovato uno che si è rivelato essere terreno coltivato a orto. Mi sono spostato di qualche decina di metri ma la parte selvatica era un'ombra umida ricca di zanzare affamate. Ho optato per la più familiare Villa Farsetti. Frequentata certo, ma meno selvatica.
Ho montato l'amaca tra due alberi delle file del boschetto del parco. Alcune persone stavano smontando un set fotografico e tutta l'area del prato era in stato di allestimento per la festa di questi giorni. Mi sono lasciato cullare dalla vista delle foglie sopra di me, uno stagno di macchie aeree rotto dai raggi del sole, lunghe serpeggianti ramificazioni a più livelli e sfumature. E in uno stato di semicoscienza ha iniziato a farsi sentire la fame. Una banana, solo una banana e il mio pasto era concluso, la fame saziata. Mi sembrava di poter stare solo lì e da nessun'altra parte. E ultimamente è la stessa sensazione che ho leggendo Jack London. Leggendolo sembra che non avesse in mente nessuna preoccupazione ulteriore nel suo modo di "andare sulla strada". Uso le virgolette perché è come la dice lui, l'unico modo di intendere la sua scelta: non stava affrontando, non stava lottando (anche se ogni giorno rappresentava un impegno per la sopravvivenza), non aveva sfidato la sorte lanciandosi in una vita contro il sistema. Era tutto a causa della vita che era in lui.
Tornando verso l'hotel, lungo la strada dritta dritta che segue le antiche squadrature romane, ho rallentato perché ho visto brillare qualcosa a bordo strada, da lontano. Sono esploso di gioia nella bellezza della scena che avevo davanti: una mamma anatra con una decina di anattroccoli aveva risalito la riva del fosso e attraversava la strada. Ho guardato negli specchietti pronto a mettermi di traverso nel caso in cui qualcuno, vedendomi rallentare, avesse deciso di superarmi a sinistra. Non era venuto nessuno e la comitiva spariva nell'altro canale.
Si è trattato di un evento normale, ma mi sono accorto di covare un pernsiero enorme dentro, capace di parlarmi di sorpresa, di gioia. Non avrei potuto essere da nessun'altra parte.