Merli

martedì 13 marzo 2018

Chiusa la portiera mi sono girato verso la pianura, un mosaico che risplendeva al sole di marzo, tutto intarsiato di caselle marroni, verdi, grigie, luccicanti, scomposte, il mosaico che Giulio vede ogni giorno dalle ampie finestre di casa sua.
Il campanello si trova oltre il basso recinto di legno, metto i piedi nel giardino.
Tump!
Un sonoro tonfo mi fa guardare ai finestroni del primo piano che mi sovrastano, il corpicino stordito di un merlo scompare tra le fioriere e una nube di leggere, piccole piume nere plana sopra le corone delle calendule.
Tutto tace di nuovo. Rimasto a guardare il vetro, scorgo qualcosa muoversi come sotto la superficie di acque calme.
«Sì è schiantato un merlo sul vetro!» dico al padre di Giulio, affacciato a cercare tra le fioriere.
«Eh ma si riprendono di solito. Dov'è?»
«Lì nella fioriera, a sinistra. Ma perché, succede spesso?»
«Sbattono contro il vetro ma poi di solito si riprendono.»
«Ma perché? Vedono il riflesso?»
«Loro ci vedono il cielo azzurro e sbattono. Dov'è che è?».
«Lì nella fioriera. No quella a sinistra, dietro il fiore.»
«Beh si riprenderà. Quali nuove?»
«Devo riportare le schede SD di Giulio. Ma il campanello è quello?»
«Sì è quello lì, ma chi viene a casa mia apre e viene su.»
Sgancio il chiavistello e apro. Faccio gli scalini a due a due e mi fermo quando un cane, un trotterellante esemplare di cavalier king, mi corre incontro.
«Questa è la Gina, e come vedi è ferocissima» mi dice il padre di Giulio. «Da quando abbiamo il cancelletto per lei non suona più nessuno, c'è una tranquillità!». Gina mi fiuta la mano cercando di arrampicarsi sui jeans, vitale come la reincarnazione di una giornata di primavera.
«Mi ha detto Giulio che avete avviato un bel lavoro.»
«Sì» rispondo senza troppa voglia di spiegare, ma lo so, dopo lo sforzo mentale di tornare alla sera precedente posso anche approfondire. «C'erano una dozzina di ragazzi, tutti molto interessati.»
«Quando è stata l'ultima volta che si è sentita una cosa così? Ne facevo parte anch'io, forse vent'anni fa.»
«L'assessore mi parlava dell'inizio degli anni novanta.»
«Saranno anche venticinque anni... Gli ho detto Giulio, mi hai fatto fare un salto a quand'ero giovane!»
«Ah aspetta che chiudo» dico fiondandomi all'inseguimento della Gina, che ballonzolava giù per i gradini bianchi.
«Sente la cagnolina di Pietro, che abita lì. Lo sai dove abita Pietro no?» mi chiede il padre di Giulio raggiungendomi al cancelletto.
«No, dove?»
«Lì sopra.» indica qualche casa più su mentre la Gina gratta il legno che la separa dalla strada.
«Una volta partecipavano in tanti...»
«Una volta forse era anche più sentito l'impegno politico.»
«Sì. Forse sì.»
«Anche se ieri erano tutti molto attenti e sembravano... in attesa. Come in procinto di sfogare una lunga attesa.»
«Mi ha detto che avrebbe fatto qualche foto, ne ha fatte trecentocinquanta.»
«Sì è stato bravo, gliel'ho chiesto io di fare un'ampia copertura.» la Gina ci guarda seduta mentre passo le schede SD dalla mia mano a quella del padre di Giulio.
«Va bene, grazie mille!» appoggio una mano al cancellino e lo salto via e odo una risata dietro di me.
«Sì anch'io faccio così, è più facile!».

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